Ho imparato ad amare la tempesta
Diversi anni fa, il giorno in cui gli morì la madre, un giornalista scrisse il suo pezzo migliore intitolandolo: «M’insegnò ad amare la tempesta».
Il giornalista di quell’articolo diceva come, da bimbo, i tuoni e i fulmini lo atterrissero. Di solito correva a nascondersi tutto tremante nell’armadio della sua camera. Ma la mamma veniva a cercarlo, lo prendeva per mano e lo conduceva sulla veranda davanti a casa, dove lo spettacolo della violenza celeste si vedeva in tutta la sua forza. E con semplici parole gli descriveva la magnificenza d’un firmamento che poteva produrre tali cose e il privilegio che era per l’uomo, debole creatura, avere la propria vita arricchita da una simile forza, anche se era una forza pericolosa. A poco a poco, il bimbo imparò ad amare la tempesta. E tutte le cose che creano tempesta nella vita – controversie, rovesci, critiche – non lo atterrirono più.
In questa nostra tremenda era atomica, in cui il fulmine creato dall’uomo soverchia le folgori della natura, qual dono più grande di questo dono di coraggio può farsi da un genitore al figlio? Che cosa è più importante dell’insegnare ai figli a vivere con il fulmine?
Non si può dare spettacolo più triste di quello d’un padre o di una madre che, in attesa davanti a un tribunale di minorenni, si la mentano: «Eppure abbiamo cercato di non fargli mancare nulla!». Nulla? Ma il senso dei valori della vita? Ma il piacere di guadagnare, la fierezza della retribuzione meritata per un lavoro ben fatto, che tanto aiuta a formare il carattere? Ma la soddisfazione di aver aiutato la famiglia a superare una difficoltà, la comprensione del lavoro che gli avrebbe insegnato il rispetto del lavoro altrui? Ma l’indicibile felicità che un ragazzo prova quando si vede trattato come un uomo?
L’abete di montagna nasce al vento, al gelo, e vive una lunghissima vita grazie alle sue forti fibre e alle sue radici tenaci. La maestosa palma ornamentale cresce cullata dal sole e dai dolci venti tropicali; ha un midollo tenero, ha radici superficiali e non può resistere alla bufera. Forti sono i figli a cui è stato insegnato ad amare la tempesta. Felici sono i genitori dei giovani abeti di montagna. «L’amore è forte come la morte». E forti sono i giovani che hanno imparato ad amare la Mamma Celeste «potente come un esercito schierato a battaglia».
(Don Carlo)